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In questa categoria rientrano quelle esercitazioni aventi come scopo la costruzione del passo gara e la facilitazione degli adattamenti tecnici e coordinativi a esso correlati.

 

Nel mio programma di preparazione dei mezzofondisti viene svolta una mole consistente di allenamento al ritmo di gara, che può raggiungere stabilmente anche il 15% – 25% del volume complessivo, con punte anche dell’ordine del 30%.

 

Faccio affrontare questo tipo di esercitazione molto spesso attraverso lavori frazionati, in prima istanza perché per questa via è possibile svolgere un volume anche notevolmente esteso di lavoro fisico a intensità superiore a quella possibile all’interno di un uguale volume di carico ininterrotto.

 

Non ritengo però necessario lo sconfinamento ad andature maggiori rispetto alla velocità di gara, a cui assegno altre finalità nel percorso di adatta-mento.

 

Obiettivo di tale metodo è quello di sperimentare per un numero considerevole di volte alte intensità di lavoro per tempi ogni volta sufficientemente lunghi (da decine di secondi a decine di minuti) in base alle caratteristiche e alla durata della competizione (modello funzionale di gara) e dunque sperimentare velocità esecutive coinvolgenti i processi che forniscono energia con accumulo a un livello +/- elevato di lattato ematico.

 

La pausa +/- lunga, che caratterizza il frazionamento ha il compito di per-mettere, al termine di una ripetizione, l’eliminazione di una parte del lattato prodotto, la ricerca della fosfocreatina (che supplisce il deficit di ATP) e quindi di reiterare le successive ripetizioni in modo costante.

 

Il regime metabolico di questo tipo di esercitazione dipende però sostanzialmente non tanto dall’intervallo tra le ripetizioni (che è sostanzialmente molto basso) quanto dall’entità del frazionamento – più è frazionata la distanza e più il sistema metabolico diventa aerobico e questo può permettere di svolgere un volume alto di esercitazioni di questo tipo.

 

Alla luce di ciò, quando lo ritengo opportuno, scelgo il tipo di compito allenante che voglio far svolgere ad ogni atleta, valutando che a parità di ritmo gara posso farlo operare nel regime metabolico più congeniale alla fase del ciclo di preparazione in cui si trova. In altre parole tendo a far coincidere la costruzione del ritmo di gara (svolto riproducendo la velocità di competizione dell’atleta) con le esigenze energetiche della seduta d’allenamento, stabilendo in quale direzione metabolica esso deve essere orientato.

 

Questo tipo di esercitazione è specifico da un punto di vista tecnico-coordinativo ma non lo è necessariamente da un punto di vista metabolico della presta-zione di gara.

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