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Tra gli atleti migliori del mondo, quelli che usano parecchio la tecnologia rappresentano l’eccezione.

 

Molti, infatti, si limitano a decidere percorsi e distanze, e sono abbastanza sicuri della loro corsa da non avere bisogno di un feedback esterno costante, come quello offerto da un dispositivo GPS o da un altro strumento simile. Sanno che ciò che conta è raggiungere un certo livello di sforzo per un determinato periodo di tempo.

 

La maggior parte delle volte fanno affidamento sui segnali che ricevono dal proprio corpo, non su un dispositivo potenzialmente impreciso che portano al polso. Detto questo, però, a volte può essere divertente conoscere esattamente i chilometri percorsi o l’andatura tenuta.

 

I dispositivi GPS sono fantastici, per esempio, quando fate una corsa lunga e correte gli ultimi chilometri al vostro ritmo da maratona. Offrono un riscontro utile che combina i fattori tempo e distanza per verificare i progressi fatti in rapporto a un obbiettivo specifico. Sono tuttavia troppi i corridori che fanno affidamento eccessivo su questo tipo di strumenti durante le loro uscite, sopratutto quando non è importante coprire una determinata distanza in un tempo ben preciso.

 

Sentono di aver corso bene solo se il loro strumento sputa fuori i numeri giusti. Vale la pena ripeterlo: un chilometro in sé non significa nulla per il corpo umano.

 

Affidandovi esclusivamente alla tecnologia non fate che imporre parametri di successo artificiali alla vostra corsa. Occorre distinguere i dati davvero importanti da tutte le altre informazioni. Per capire quali livelli di sforzo mantenere, imparate a interpretare e a seguire i segnali del vostro corpo.

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